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55 anni dal terremoto del Belice, una ferita ancora aperta

Una ventina i centri coinvolti nel sisma, alcune scosse furono avvertite fino al capoluogo siciliano e a Pantelleria. Una catastrofe che sconvolse la serenità di quei posti per sempre, cancellando definitivamente alcuni Paesi. I Comuni di Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Menfi, Santa Ninfa, Santa Margherita Belice furono scossi irrimediabilmente nella loro vita quotidiana. Furono circa trecento i morti, circa cinquecento i feriti (anche se i numeri nelle cronache dell’epoca non sempre corrispondono), molte decine di migliaia gli sfollati. Era l’inizio di un incubo per i sopravvissuti.
La tragedia più grande fu vissuta a Gibellina, Poggioreale, Salaparuta e Montevago. Una ferita ancora aperta a distanza di più di mezzo secolo. Per decenni gli sfollati furono costretti a vivere nelle tendopoli prima e nelle baraccopoli dopo. Le ultime baracche furono smantellate nel 2006. E’ questo il metro più crudo di una burocrazia che si rivelò incapace di dare risposte immediate a quel dramma. La vecchia ferrovia che collegava i centri più interni con la costa non fu mai ripristinata, la ricostruzione mai veramente completata. Alcuni centri, come Poggioreale e Gibellina furono abbandonati e ricostruiti altrove. E l’economia di quei posti continua a risentire ancora oggi del disastro di cinquantacinque anni fa. – foto Agenziafotogramma.it – (ITALPRESS).

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